LE RAGIONI PER UNA PULIZIA STRAORDINARIA DELLE BARENE E DELL’ISOLA DI CAMPALTO
L’iniziativa di pulizia straordinaria delle barene e dell’isola di Campalto programmata dal volontariato ambientalista per il 30 e 31 marzo con la collaborazione di VERITAS, attesta ancora una volta che esiste un problema nella filiera della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani nell’intero bacino lagunare.
La qualificazione visiva del materiale spiaggiato sui lidi, sulle barene lagunari, sulle rive delle isole, conferma che la maggior parte degli involucri rinvenuti riguarda una categoria di rifiuti associabile facilmente a merci utilizzate nel settore turistico (contenitori di liquidi, bibite, recipienti per il take away, contenitori di presidi liquidi e solidi per l’igiene personale e delle residenze, ecc.). E’ facile capire quindi che la sorgente di rifiuto così qualificato è il settore a servizio del turismo giornaliero che consuma beni che possono sfuggire alla raccolta sulle pubbliche superfici forse per l’inadeguata capacità e numero degli attuali recipienti (cestini) rispetto il grande afflusso numerico della popolazione turistica giornaliera.
Sappiamo che il gestore pubblico incaricato nei luoghi di massima frequentazione presidia costantemente i siti di grande frequentazione (Rialto, Piazza San Marco, ecc.) con personale impegnato in numerosi cambi dei sacchetti nei cestini, ma spesso questo non è sufficiente a garantire un totale asporto dei rifiuti che così ricadono al suolo e con gli agenti atmosferici (vento, pioggia, ecc.) possono essere sospinti in acqua e quindi in laguna.
Altri tipi di contenitori/imballaggi commerciali, come quelli in uso nel mercato del pesce, sono fabbricati in polistirolo che per la sua estrema fragilità e friabilità è assolutamente controindicato per un corretto utilizzo e smaltimento con pesanti conseguenze per l’ecosistema lagunare.
Questi citati, sono solo due semplici esempi per motivare ed invocare una precisa revisione del sistema di lavorazione dei rifiuti (uso, raccolta, spazzamento, travaso, trasporto, smaltimento, ecc.) sulle superfici pubbliche, confidando che per il ritiro del rifiuto urbano privato sia incentivato il sistema “porta a porta” che consente un sensibile miglioramento della selezione del rifiuto – con conseguente risparmio di oneri di riciclo e smaltimento – ed l’estensione alle altre zone del centro storico.
Tutte le associazioni che hanno dato il loro contributo organizzativo ed operativo si aspettano quindi che l’Amministrazione comunale si affretti a prendere in considerazione quanto prima una revisione critica che affini l’attuale sistema di raccolta dei rifiuti sugli spazi aperti alla pubblica frequentazione, e che indaghi sulle possibili falle che possono determinare spargimenti di rifiuti che poi deturpano pesantemente i luoghi più sensibili dell’ecosistema lagunare.
Inoltre poiché le condizioni culturali delle aree residenziali rispondono sempre meglio alla necessità del sistema di selezionare la tipologia dei RSU , e si assiste a risultati sempre più soddisfacenti, a Venezia ed in Veneto, occorre orientare fortemente la separazione delle tipologie di rifiuto anche nella raccolta negli spazi pubblici. Da qui la necessità di adeguare sulle pubbliche piazze e vie i nuovi contenitori/cestini per rifiuti in modo da incentivare la separazione carta, plastica/metalli, vetro, e possibilmente sperimentare e/o adottare macchine mangia plastica ovvero disincentivare l’uso di packaging in plastica a favore del vetro e/o supporti a matrice vegetale biodegradabili con provvedimenti amministrativi come quelli adottati recentemente nella regione Puglia.
Altra sorgente di rifiuti oggi sempre più importante è l’abbandono, nel centro storico soprattutto, di sacchetti di RSU da parte degli ospiti degli innumerevoli appartamenti turistici i cui titolari ovviamente non si curano di insegnare le modalità di smaltimento in uso a Venezia.
Anche il diporto turistico locale è una fonte possibile e probabile ma ancora poco verificata e studiata, comunque da tenere in considerazione.
Per quanto attiene lo specifico della sicurezza igienica delle superfici libere delle isole lagunari non presidiate e abbandonate da attività e residenza, si segnala invece un problema molto diverso che deve essere affrontato con altri strumenti ricognitivi e repressivi.
Ripetutamente negli anni trascorsi i volontari delle associazioni della nautica naturale (remiere, veliche, canoistiche, ambientalistiche, ecc.) hanno ripulito l’isola di Campalto da rifiuti edili e urbani ingombranti, che ignoti riversano nell’isola con dispregio dell’ambiente e delle fatiche gratuite per mantenre il decoro e la bellezza del contesto lagunare.
Il trasporto continuo e ripetuto in isola e l’abbandono di tali rifiuti ovviamente presume la dotazione di mezzi adeguati in dotazione ai trasgressori e la perfetta conoscenza dei luoghi che non sono sorvegliati soprattutto in certi orari e giorni della settimana.
Ne consegue che è possibile da parte delle autorità preposte (Comune di Venezia e Città Metropolitana) organizzare apposite indagini per scoprire e reprimere i trasgressori, che – a nostro parere – possono essere facilmente individuabili tra le piccole imprese che operano nei restauri edili ed impiantistici nel centro storico di Venezia. Infatti le tipologie di rifiuti che sono stati abbandonati in isola attengono soprattutto a scarti edili (c.d. “rovinassi”), mobili di ogni forma e funzione, macchinari ed elettrodomestici di ogni tipo, infissi, tubazioni, ecc.
Si comprende ovviamente che risulta molto semplice ed economico lo smaltimento incontrollato per l’evasione dei costi di smaltimento corretto.
Ne consegue che azioni repressive devono essere intensificate e potenziate negli effetti penali ed amministrativi risarcitori.